(GAYNEWS24) Giuliano Federico – Direttore di Gay.tv, ha intervistato Aurelio Mancuso per un bilancio della visita in Italia di Stuart Milk


Com’è nata l’idea di organizzare il tour di incontri di Stuart Milk in Italia?

Due anni fa ci furono i primi contatti tra me, allora presidente di Arcigay e Stuart Milk, poi per ragioni dipendenti dai plurimi impegni di Stuart non se ne fece nulla. Alcuni mesi fa tramite gaynews24 siamo ritornati a parlarne, e con pazienza abbiamo costruito la sua venuta in Italia. L’importanza di una tale disponibilità non mi era naturalmente sfuggita, e ciò che è avvenuto mi ha confermato che la presenza di Milk in Italia ci sarebbe stata d’aiuto per comprendere meglio la realtà globale in cui tutti operiamo.

Stuart Milk in Italia ha lanciato un forte segno a tutto il mondo dell’associazionismo: basta campanilismi, bisogna lavorare tutti insieme in una concezione globale della questione LGBT. Crede che il movimento LGBT italiano sia pronto e capace di unirsi a questo progetto di “Internazionale LGBT”?

Le oggettive attuali difficoltà esterne e interne al movimento lgbt italiano non spingono all’unità. Quando un intero Paese è in crisi economica, sociale e soprattutto morale, è inevitabile che chi opera nel campo dei diritti civili patisca un clima ostile, che tra l’altro si percepisce concretamente nella vita quotidiana delle persone. A questo si aggiunga che alcuni nodi politici in Italia non sono mai stati sciolti e questo alimenta un’evidente conflittualità. Personalmente credo che però l’unità, che non significa unanimismo, sia l’unica strada da percorrere affinché si possa fuoriuscire dal buio che tutte e tutti patiamo. Da esterno al movimento, ricordo che Equality Italia non è un’associazione gay perché s’impegna su tutti i diritti civili, mi auguro che presto, anche grazie all’indubbia possibile spinta che può venire dall’Europride, che le associazioni lgbt riescano a trovare un punto d’incontro.

Stuart Milk nella sua visita a Montecitorio ha avuto modo di parlare con alcuni esponenti dell’opposizione e della maggioranza, raccogliendo parole e propositi molto positivi da parte di tutti, soprattutto da parte di Mara Carfagna. A noi sembra l’ennesimo fumo negli occhi, posto il merito di Mr Milk nel solleticare le istituzioni…

Se pensiamo che Stuart Milk non fosse consapevole con quali interlocutori politici ed equilibri parlamentari si fosse confrontato, sbagliamo. Durante i mesi che hanno preceduto l’intero tour, Milk ha voluto che approntassimo un particolareggiato dossier sulla realtà nazionale, sui leader, sulle loro dichiarazioni omofobe e poi ritrattate, ecc. Milk non può certo sostituirsi al ruolo che altri soggetti sociali devono svolgere nel nostro Paese, però è stato molto interessante osservare come ha affrontato questi incontri: non hai mai rivendicato diritti, ha parlato di autenticità, di necessità, di realtà personali e collettive. Con gentilezza e fermezza ha posto i nostri politici davanti alle loro responsabilità. Sarà servito? Difficile dirlo. Sta a noi mettere in pratica il suo consiglio: non fatevi fregare dalla rabbia. Conosco bene tutte le cariche istituzionali e politiche incontrate, ho notato nei loro occhi e anche nelle loro parole, un tratto incerto, quasi uno scusarsi, in alcuni casi un vero e proprio imbarazzo. Sono convinto che possiamo far meglio, che i modi per incrinare il muro dell’ipocrisia e del disprezzo omofobo ci sono, vanno individuati con più sapienza e intelligenza.

 

Stuart Milk con Fini, Bindi ed Equality Italia

Stuart Milk con Fini, Bindi ed Equality Italia

Arcigay e alcuni media lgbt hanno ignorato il tour di Milk: come mai secondo lei?

Il nostro asfissiante provincialismo sta uccidendo ogni possibilità di concreto riscatto. Questo è vero già da alcuni anni. E’ un fatto che da quando nel 2006 il centro sinistra tradì il movimento lgbt, si è entrati in un tunnel di cui ancora non si riesce a vedere l’uscita. Il tour di Milk è stato più ricco di suggestioni e di momenti toccanti, grazie proprio alla partecipazione alle iniziative pubbliche di tantissimi militanti e dirigenti Arcigay. A Magenta e Bologna il Cig e il Cassero hanno organizzato, insieme alle altre associazioni lgbt, due incontri davvero molto intensi, di cui Stuart Milk ha portato con sé un ottimo ricordo. La dirigenza nazionale non ha risposto, né ha partecipato al Convegno apposito previsto alla Camera dei Deputati, giovedì 5 maggio. E’ noto che i rapporti personali tra il sottoscritto e l’attuale presidente nazionale Arcigay siano inesistenti, ma quell’occasione non era stata organizzata per un summit tra Equality Italia e l’Arcigay, ma per dare la possibilità alle associazioni lgbt nazionali e romane di incontrare Milk. Peccato, un’occasione mancata. Per quanto riguarda alcuni media lgbt, ho l’impressione che la faziosità partigiana abbia offuscato anche le menti migliori. Quando si dice che il berlusconismo ha infettato anche i pozzi della sinistra, questo vale anche per quelli di certa stampa gay.

L’associazione Equality da lei fondata potrebbe farsi portatrice di una strategia di unione del movimento LGBT italiano, che si va ormai giustamente polverizzando in molte piccole realtà legate al territorio?

No, il nostro compito è un altro e spero di poterlo chiarire una volta per tutte. Equality Italia sta costruendo una rete di persone e gruppi che vogliono unire la battaglia per i diritti civili, portando avanti una piattaforma d’idee e di proposte sulle sei discriminazioni individuate dalla Carta di Nizza: genere, religione, disabilità, razza e provenienza, età, orientamento sessuale e identità di genere. Per questo in questi primi mesi di attività ci siamo impegnati a costruire relazioni, studiare i temi, condividere con altre reti azioni comuni, soprattutto su razzismo e disabilità. Come esempio porto l’azione svolta a difesa della giocatrice di basket di origine nigeriana insultata qualche tempo fa, il convegno sulla figura di Alma Cappiello, deputata socialista che depositò nel 1988 la prima proposta di legge sulle unioni civili, cui parteciperanno esponenti del PDL, del PD, del FLI, la campagna sulla disabilità che partirà in autunno. A titolo personale posso convenire con la vostra analisi e sperare, come detto prima, che presto si ritrovi il senso di un’azione nazionale, senza questo impegno si sarebbe condannati all’ininfluenza.

Alle elezioni comunali di Milano abbiamo notato un nuovo entusiasmo da parte sua rispetto al Partito Democratico, verso il quale lei ha avuto il coraggio in passato di essere molto critico (ricordiamo la sua fuoriuscita dal partito con una memorabile lettera all’allora segretario Fassino). A cosa dobbiamo questo riavvicinamento? (ammettiamo che questa è una domanda maligna!)

L’attuale situazione politica non lascia spazio a eccessivi entusiasmi. Sappiamo quanto, al di là delle belle parole, ci sia da fare dentro i partiti. Per ora ho deciso di mantenere un profilo da semplice militante del PD, partito con cui inevitabilmente dobbiamo fare tutte e tutti i conti, perché anche nel futuro (che ci sorprenderà per i profondi e inevitabili mutamenti dei partiti e delle alleanze) un soggetto politico della sinistra riformista sarà comunque sempre in campo. Con grande fatica, vedo però che si stanno affermando persone lgbt e anche etero che sono impegnate sul terreno dei diritti civili, questo mi fa ben sperare e sono sempre pronto a dare una mano affinché queste individualità possano costruire un forte consenso attorno a loro e mutare la cultura politica del PD. Anche dentro altri partiti del centro sinistra, da SEL all’IDV noto un positivo lavoro. Bene tutte le persone lgbt militanti ed elettrici di questi partiti devono proseguire in questo lavoro, affinché non accada più quel che abbiamo subito nel 2006. Per ora metto a disposizione la mia esperienza e il mio ruolo sociale di chiunque a sinistra voglia davvero costruire ponti e strumenti concreti, ricercando come presidente di Equality Italia di dialogare e coinvolgere anche tutte quelle persone e politici che a destra pensano che il tempo dell’estremismo omotransfobico debba finalmente esser accantonato.

Pongo a lei la stessa domanda che abbiamo posto a Stuart Milk pensando alla memorabile impresa realizzata da suo zio Harvey, che con le sue gesta eroiche in qualche modo battezzò la nascita del movimento LGBT negli Usa, come il magistrale film “Milk” spiega benissimo : Aurelio Mancuso, abbiamo ancora bisogno di eroi gay?

Abbiamo sicuramente bisogno di una classe dirigente rispettata e amata, che fuoriesca dalle eccessive conflittualità. Un tempo si è concluso, comprendo che per molte e molti sia difficile rendersene conto (quando operavo tutti i giorni all’interno del movimento lgbt, anch’io facevo fatica), ma la generosità e l’entusiasmo di tantissime ragazze e ragazzi, che anche in occasione del tour di Stuart Milk ho potuto registrare rappresentano la vera risposta. Un’onda nuova può prendere forza e superare le difficoltà attuali, bisogna aiutare quest’onda a crescere a rompere gli argini delle consuetudini e persino di consolatorie e rassicuranti strutturazioni. Gli eroi non si evocano, arrivano, cambiano la storia e poi purtroppo si rimpiangono. La memoria di eroi come Harvey Milk ci aiuta a mantenere alta la speranza e a comprendere che l’impossibile è possibile. In effetti, un eroe o due in questo momento in Italia ci servirebbero, in attesa cerchiamo tutti insieme di preparare un nuovo modo di esser noi stessi, in modo più autentico, abbandonando la rabbiosità (purtroppo anche gli uni contro gli altri) e dando sfogo alla nostra fermezza e serenità. (Giuliano Federico per Gay.tv, Notiziegay.com, Gaynews24.com)

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