(CS) Simona Zucchett (Equality Italia): “Test Invalsi, ennesima discriminazione verso le persone disabili. Il MIUR stupisce sempre.”


Roma, 12 maggio 2011 – Le prove “Invalsi” sono test con cui si valuta la preparazione degli studenti italiani. Sono test Invalsi, ad esempio, gli esami di Terza Media e così via. Quest’anno, con scientifica puntualità, il Ministero dell’Università e Ricerca ha deciso che gli “Alunni con disabilità intellettiva” non possano partecipare ai test di valutazione nazionale. Il motivo? Il loro handicap abbasserebbe la media generale, in special modo quella delle classi (cosiddette) campione. Ovviamente il distinguo riguarda anche gli ipovedenti. Non è tutto: se i genitori, mortificati da questa differenziazione, decidessero di portare comunque i loro figli a scuola, si troverebbero ad affrontare una nuova, l’ennesima, umiliazione. Gli studenti si troverebbero, infatti, a partecipare, questo sì, ai test, ma in classi separate. Così da non “distrarre” i “normodotati”.

Sulla questione interviene Simona Clivia Zucchett, responsabile Area Disabili di Equality Italia, la rete trasversale per i diritti civili: “Purtroppo non passa mese, se non settimana, che il MIUR non trovi il modo di far parlare di sé. Ma sempre in negativo. La Circolare ministeriale che ha introdotto questa scioccante disparità – prosegue Zucchett – è anticostituzionale. E’ una violazione dell’articolo 3 della Costituzione, che sancisce l’eguaglianza di tutti i cittadini. Ed è altresì violazione della legge n° 577 del 1977, la quale impone espressamente alla scuola di integrare i bambini disabili con i bambini normodotati, proprio in virtù di quanto sancito dalla Costituzione, che forse al Ministero hanno omesso di leggere”.

“Questa vicenda fa seguito ai tagli per i disabili che frequentano la scuola pubblica, introdotti dal Ministro Gelmini ed è anche “figlia dell’inadeguatezza delle strutture scolastiche. Un’inadeguatezza frutto di tanti anni di cattivo governo – conclude Zucchett – che ha prediletto gli annunci alla politica dei fatti. Quello che fa star male, però, è soprattutto l’immagine di quegli studenti, giovani e giovanissimi, che, così facendo, si faranno sentire in un solo, umiliante, modo: diversi”.

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