Roccella: usa il linguaggio dell’amore per esprimere tutto il suo odio


Il volto fintamente buonista del sottosegretario Eugenia Roccella emerge oggi, dopo mesi di silenzio in preparazione della Conferenza nazionale sulla Famiglia, perché i cattolici integralisti devono, in questa fase di difficoltà morale del capo del governo, mostrare non solo la faccia arcigna. Quindi, come un’abile incantatrice di serpenti, la già organizzatrice del Family Day, oggi organica responsabile della Salute, a differenza di Giovanardi, deve riconoscere che anche le persone gay e trans sono figli e figlie, addirittura possono esser genitori. Possono, quindi, accomodarsi ad ascoltare i lunghi sermoni già pronti del Forum delle Famiglie cattoliche e di tutte le altre associazioni clericali, che a differenza delle organizzazioni lgbt, tra cui Agedo (associazione di genitori di figli omosessuali) e di Famiglie Arcobaleno (genitori omosessuali), potranno nelle tre giornate ribadire insistentemente il concetto di fondo della Conferenza: qui si riconoscono solo le famiglie sposate e possibilmente con (tanti) figli.

Il resto, come si fa sfuggire la sottosegretaria, è uno scarto del modello, ovvero un incidente sociale, un’anomalia, che può essere sopportata ma non inclusa. Altro che apertura, la Roccella usa il linguaggio dell’amore per esprimere tutto il suo odio antico, un odio di cui sono permeate le gerarchie cattoliche, non il popolo di Dio. Se a qualche non credente, leader dei movimenti le parole di oggi possono apparire uno sforzo positivo, da cattolico difensore strenuo della laicità dello Stato, respingo al mittente queste sinuose e scandalose affermazioni.

Egregia sottosegretaria, la preservazione della dignità è un valore non negoziabile, a differenze dei suoi fumogeni concetti, buoni a incantare gli sprovveduti. Qui si parla di diritti negati a milioni di persone, che una volta ottenuti non solo non danneggerebbero le famiglie tradizionali, anzi alimenterebbero una seria politica di aiuto e sostegno a tutte le famiglie. Tutto il resto sono vaniloqui.

Aurelio Mancuso – presidente Equality Italia

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