Cara AGI, ti raccontiamo cos’è veramente il sistema scolastico iraniano


hijab-iran-schoolL’agenzia di stampa italiana AGI ha riportato la notizia dell’inizio dell’anno scolastico iraniano per “13,5 milioni di alunni”. L’AGI ci tiene a ricordare che, in quest’occasione, il Presidente Rouhani si è recato presso il liceo pubblico femminile di Narjes, zona di Teheran, rimarcando come i “giovani sono l’asset più grande dell’Iran” e ricordando come i giovani di Siria, Yemen e Iraq non godano della stessa sicurezza di quelli iraniani. Infine, in chiosa della notizia, l’AGI ha voluto ricordare i dati del Ministero della Pubblica Istruzione iraniano in merito all’alfabetizzazione nel Paese (oltre il 92% dice Teheran) e la presenza di scuole “anche nelle zone più remote” della Repubblica Islamica.

Dispiace che l’AGI abbia dimenticato di raccontare la parte atroce del sistema d’istruzione iraniano. Un sistema che impone ai bambini la separazione di genere nelle scuole sin dalla prima infanzia, e che obbliga le bimbe di sette anni a portare un velo più lungo delle loro stesse gambe.

Dimentica quindi di ricordare che, pur mantenendo un livello di alfabetizzazione alto, il regime iraniano non favorisce in alcun modo l’inserimento nel mondo del lavoro delle donne. Quest’ultime, infatti, sono considerate “di secondo livello”, la cui vita e testimonianza vale esattamente la metà di quella degli uomini. Peggio: la donna ha bisogno di “un tutore”, ovviamente maschio, per trovare un lavoro e ottenere un passaporto per lasciare il Paese. Senza contare come, anche in caso di divorzio (che può concedere praticamente solo l’uomo), la legge non consente alla donna di tenere i figli.

Anche per quanto concerne le scuole nei centri remoti dell’Iran, si tratta di mera propaganda. In primis il regime umilia le varie etnie presenti nella Repubblica Islamica, impendendo anche l’insegnamento di lingue diverse dal Farsi. Secondariamente, le etnie e le minoranze iraniane sono talmente escluse, che molti ragazzi delle zone periferiche dell’Iran, finiscono presto a contrabbandare droga per sopravvivere.

Non parliamo quindi dei Baha’i, storica minoranza religiosa iraniana. Considerati da Teheran una setta peccaminosa, i Baha’i vivono in un vero e proprio regime di apartheid. A loro, l’istruzione pubblica è praticamente negata, tranne nei casi in cui chi professa la fede Baha’i decide di convertirsi all’Islam.

Ci sarebbe anche da aggiungere qualcosa in merito alle parole di Rouhani su Siria, Iraq e Yemen. Se i giovani di quei Paesi non hanno pace, infatti, lo devono in larga parte proprio al regime iraniano. Un regime che, con le sue politiche imperialiste, interferisce direttamente nella vita di numerosi Paesi, provocandone spesso drammatiche divisioni che determinano lo scoppio di terribili guerre intestinali (il caso siriano è oggi quello più drammatico).

D’altronde, risulta difficile pretendere una informazione completa da parte di un’agenzia di stampa come l’AGI. Nel settembre 2015, infatti, l’AGI ha firmato un accordo di cooperazione con l’agenzia di stampa iraniana IRNA, agenzia sotto il diretto controllo del Ministero della Cultura e della Guida Islamica dell’Iran. Lo stesso che promuove i regolamenti relativi alla segregazione di genere, al velo islamico, alla censura dei media e alla cancellazione di ogni forma artistica e culturale che non corrisponde ai dettami della Sharia…

Link:

http://www.liberoquotidiano.it/news/ultim-ora/11975534/iran-al-via-anno-scolastico-in-13-5-mln-tornano-dietro-al-banco.html

http://www.iran-daily.com/News/127082.html

https://smallmedia.org.uk/old/pdf/censorship.pdf

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