Chiudere davvero i cancelli di Auschwitz


27 gennaio  (1)Sono passati settant’anni da quando la guardia rossa liberò il campo di Auschwitz. Il mondo veniva a conoscenza del crimine più grave che l’umanità abbia perpetrato: la Shoah. La soluzione finale, che il nazismo aveva teorizzato per cancellare dal pianeta il popolo ebreo, si era concretizzato con lo sterminio di sei milioni di persone, cui furono associate altre centinaia di migliaia appartenenti a caratteristiche etniche, religiose, sessuali, fisiche, di pensiero, ritenute potenzialmente pericolose per lo sviluppo della razza ariana. Non dimenticare, oggi significa, sapere che l’antisemitismo, a volte mascherato da un antisionismo politico, è sempre molto diffuso. Cosi come la volontà di soppressione i discriminazione nei confronti del popolo Rom e Sinti, delle persone LGBT, delle minoranze religiose, e di molte altre identità è una realtà cui assistiamo anche dentro le democrazie. La Giornata della Memoria, interroga tutti, a livello personale e nelle espressioni collettive: finché le comunità ebraiche saranno fatte oggetto di violenze e aggressioni, finché donne, uomini, migranti, nomadi, gay, lesbiche, disabili, saranno perseguitati, il cancello di Auschwitz non sarà davvero sigillato.

Aurelio Mancuso (presidente Equality Italia)

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