Iran. Khamenei nomina il nuovo capo di Stato Maggiore. Un avvertimento a Rouhani?


Mohammed Baqeri Ali Khamenei, Guida Suprema dell’Iran, ha nominato il nuovo Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate. Si tratta di Mohammed Baqeri, che prenderà il posto di Hassan Firouzobadi, sostituito dopo 20 anni di comando ininterrotto (diventerà consigliere di Khamenei per le questioni militari).

La nomina di Baqeri non deve passare inosservata. Per un verso, va sottolineato, la Guida Suprema ha fatto una scelta di continuità, visto che Baqeri è stato sinora il Vice Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate, con delega speciale all’intelligence.

Al di là della continuità, però, ci sono dei segnali importanti che Khamenei sta inviando all’establishment politico iraniano, in primis a Rouhani. Il nuovo Capo di Stato Maggiore iraniano, infatti, ha chiaramente detto che “Baghdad rappresenta la linea rossa per l’Iran”, indicando una propensione interventista delle forze armate iraniane, fuori dai confini della Repubblica Islamica. In particolare, un sostegno all’interferenza dei Pasdaran negli affari interni dei Paesi della regione mediorientale (in contrasto con i Paesi sunniti dell’area).

Secondo aspetto, Mohammad Baqeri – trascritto spesso come ‘Bagheri’ – è un veterano della guerra Iran-Iraq, dove a perso anche suo fratello Hassan (considerato un martire in Iran). Politicamente, egli rappresenta l’ala conservatrice dei Pasdaran. Egli, infatti, ha firmato le due famose lettere inviate dai Pasdaran a Khatami del 1997 e del 1999. In queste due lettere, le Guardie Rivoluzionarie minacciavano il Presidente riformista di colpo di stato, nel caso in cui egli non avesse messo a tacere subito il movimento di protesta degli studenti di Teheran.

Come noto, anche con il beneplacito di Rouhani, la protesta degli studenti di Teheran fu repressa nel sangue nel luglio 1999: le forze di sicurezza entrarono nel dormitorio dell’università, uccidendo 17 studenti e ferendone 200. Nei giorni seguenti, oltre 1000 manifestanti furono arrestati. Di alcuni di loro, ancora oggi, non si hanno notizie. Per la cronaca, in seguito ai fatti del 1999, ci fu un forte ingresso delle Guardie Rivoluzionarie nella politica iraniana, premessa per la vittoria degli ultraconservatori alla presidenza dell’Iran nel 2005, con l’elezione di Ahmadinejad.

Oggi il fronte conservatore nella Repubblica Islamica non teme, come ai tempi di Khamenei, un rischio di caduta del regime per proteste di massa dall’interno. Rouhani stesso, va ricordato, va annoverato tra i conservatori-pragmatici e non tra i riformisti. La battaglia questa volta si gioca sul dominio della sfera economica e della politica estera.

Con la nomina di Baqeri, Khamenei vuole ribadire la sua contrarietà ad ogni ipotesi di ritiro iraniano da teatri di guerra quali la Siria e l’Iraq, nonché la volontà di approfondire lo scontro frontale con l’Arabia Saudita. Sotto il profilo economico, quindi, Khamenei intende rimarcare la sua ferma opposizione a un massiccio ingresso delle compagnie Occidentali nel mercato iraniano. Un mercato controllato quasi al 60% dalle imprese dei Pasdaran e dalle Fondazioni religiose dei clerici (le Bonyad).

L’Occidente farebbe bene a non sottovalutare questi segnali che arrivano da Teheran. Perché Rouhani avrà anche un bel sorriso, ma la sfera del potere in Iran resta ancora nelle mani dei Ali Khamenei…

Fonti

http://en.farsnews.com/newstext.aspx?nn=13950408001330

http://www.criticalthreats.org/iran-news-roundup/iran-news-round-september-26-2014

http://www.irantracker.org/sites/default/files/imce-images/IRGC_CommandNetwork_context.pdf

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